GALLERIA - FORZE ARMATE ITALIANE     
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                                                            * IL RISORGIMENTO ITALIANO *
               
 

                           LA NASCITA DEL RISORGIMENTO

 

 Se fu ritenuto in generale in Italia deludente il periodo napoleonico, vennero ritenuti validi, invece, gli ideali liberali che si diffusero ovunque. In Sud America e nell’America Centrale dal 1810 si susseguirono varie lotte per ottenere l’indipendenza delle colonie, principalmente spagnole e portoghesi. Le notizie dei moti rimbalzarono in Europa e diedero conforto ai liberali. Le prime dichiarazioni d’indipendenza furono nel 1810 dell'Argentina e nel 1811 da parte del Venezuela che decadde subito dopo per l’intervento delle truppe spagnole, e del Paraguay. Nel 1816 l’indipendenza dell’Argentina e del Cile ( In generale le dichiarazioni di indipendenza non coincidono con l'effettiva indipendenza). Tra il 1820 e il 1821 diventarono indipendenti l’Ecuador, la Colombia, il Venezuela, il Perù, il Messico e il Brasile. Nel 1831 la quasi totalità delle colonie americane erano indipendenti.

( In Fig. l'Italia nel 1816 : Regno Delle Due Sicilie con Ferdinando I Di Borbone - Stato Della Chiesa con Pio VII - Granducato Di Toscana con Leopoldo II - Ducato Di Parma con Maria Luisa - Ducato Di Modena, Reggio, Massa e Carrara con Francesco IV - Regno Lombardo Veneto dell'Austria - Regno Di Sardegna con Vittorio Emanuele I )

 Ricordiamo secoli addietro il monito di Dante Alighieri (1265 - 1321) nel Purgatorio della Divina Commedia : "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello ! ". In Italia dal 1814 al 1848 vi furono molte rivolte che chiedevano delle riforme e la concessione di una costituzione. Si era formato un "movimento settario" costituito principalmente dalla Carboneria e dai Sublini Maestri Perfetti di tipo massonico.

 L’1 luglio 1820 scoppiò una rivolta a Nola che si estese a Napoli guidata dai due ufficiali Michele Morelli e Giuseppe Silviati. Questi ufficiali legati alla carboneria si ammutinarono con i loro reparti ed occuparono Avellino. Il Regno Delle Due Sicilie era in fermento e il generale Guglielmo Pepe organizzò delle truppe unendosi con gli insorti. Re Ferdinando I cedette il governo al figlio Francesco il quale, pressato dai carbonari, diede la costituzione spagnola del 1812. Il 13 luglio il Re Ferdinando fu costretto a malincuore a prestare giuramento sulla costituzione.

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Il 15 luglio scoppiò una sommossa a Palermo che mirava all’indipendenza della Sicilia. La situazione stava per precipitare per il Re che rischiava di perdere l’intero Regno. Appena possibile, tergiversando, Re Ferdinando riuscì ad andare al congresso di Lubiana delle potenze europee e chiese l’intervento dell’Austria. Gli austriaci scesero e batterono il generale Pepe ad Antrodoco il 10 marzo 1821, soffocarono rapidamente la rivolta siciliana ed il 23 marzo 1821 occuparono Napoli dopo aver incontrato deboli resistenze. La costituzione fu abrogata.

 Il 10 marzo 1821 ad Alessandria una guarnigione capeggiata dall’ufficiale Santore di Santarosa si sollevò per far abdicare Vittorio Emanuele I Re del Regno di Sardegna in favore del nipote Carlo Alberto che avrebbe dovuto  concedere la costituzione e attivare una coalizione che facesse guerra all’Austria liberando il Lombardo Veneto. La rivolta si estese a Torino e il Re abdicò in favore del fratello Carlo Felice. Carlo Alberto reggente, in attesa che arrivasse Carlo Felice, accordò la costituzione spagnola del 1812 salvo ratifica del Re. Da Modena Re Carlo Felice sconfessò l’operato del reggente ed ordinò a Carlo Alberto di andare a Novara. Carlo Alberto ubbidì. Allora Santarosa con un piccolo esercito si recò anche lui a Novara trovando gli austriaci, chiamati dal Re, ad aspettarli. Immediatamente sconfitti, Santarosa e gli altri ufficiali andarono in esilio.

 Dopo i moti del 1820 – 21 seguirono pesanti persecuzioni dei liberali in tutta Italia tranne il granducato di Toscana che manifestò una certa tolleranza. Furono imprigionate persone semplici come Silvio Pellico autore del libro “Le mie prigioni”, studenti, e persone importanti come il conte Confalonieri. Nel febbraio del 1831 scoppiò un’altra ondata di sommosse che comprendevano Modena, Parma, Bologna, la Romagna e le Marche dove si formarono governi provvisori e gruppi armati. Il Papa chiese subito l’intervento dell’Austria la quale ripristinò l’ordine in tutti i territori. Ricordiamo il liberale Ciro Menotti che cercò di persuadere il duca Francesco IV di Modena alla causa italiana. Francesco IV poteva essere la guida del movimento liberale che avrebbe unito l’Italia al posto del Re del Piemonte con l'eventuale appoggio dei francesi. Così pensava Menotti e il duca lo ascoltò, ma appena scoppiò l’insurrezione a Modena lo fece arrestare e scappò a Mantova dagli austriaci col prigioniero Menotti. Rientrato a Modena il duca fece giustiziare Menotti. Ancora più dura si fece la repressione dei patrioti italiani, anche nello Stato Pontificio. Le truppe pontificie il 20 gennaio 1832 a Cesena, vinti gli insorti alle sue porte, entrarono in città e attuarono una repressione che causò un numero spropositato di morti. Il 21 gennaio 1832 toccò a Forlì.

 Tratto da "Marzo 1821" di Alessandro Manzoni - Cara Italia!, dovunque il dolente grido uscì del tuo lungo servaggio, dove ancor dell'umano lignaggio ogni speme deserta non è, dove già libertate è fiorita, dove ancor nel segreto matura, dove ha lacrime un'alta sventura, non c'è cor che non batta per te.

  RIS 011.JPG Giuseppe Mazzini

                                  IL PENSIERO DEL RISORGIMENTO

 In Italia oltre alla carboneria ormai diffusa in tutta la penisola, si erano create diverse associazioni segrete che rappresentavano differenti modi di vedere e risolvere il problema dell’Italia. Era comunque, ormai chiaro a tutti che con dei moti rivoluzionari non si poteva avere la meglio sull’esercito austriaco e quindi si necessitava dell’appoggio di una forza bellica come quella piemontese. In realtà l’Austria disponeva di un esercito forte ed efficiente, capace di presidiare l’impero Absburgico. Nessuno stato italiano, compreso il Piemonte, era in grado di affrontarla in uno scontro diretto. L’ idea di una confederazione italiana con a capo il Papa, fatta da Vincenzo Gioberti, non era realizzabile e non soddisfaceva le aspettative dei liberali. In seguito Gioberti fu esiliato. Carlo Cattaneo proponeva una federazione di repubbliche italiane autonome con le loro rispettive costituzioni. Giuseppe Mazzini, carbonaro, si adoperò molto per costruire un'unica Italia. Arrestato nel 1830, fu liberato nel 31 ed esiliò a Marsiglia. Cercò con una lettera di convincere Carlo Alberto, divenuto Re del Piemonte (1831), di diventare artefice dell’Italia. Letta la lettera, il Re ordinò di arrestare Mazzini se mai fosse rientrato

in Piemonte. Deluso Mazzini fondò la Giovine Italia nell’agosto 1831 con le seguenti prerogative: unità, indipendenza, repubblica. Mazzini cercò di giustificare e leggitimare l'autodeterminazione dei popoli in nazioni riconoscendo sia nei singoli individui che nei popoli il manifestarsi della volontà di Dio. La Patria come una fede, un ideale condiviso da un intero popolo che deve essere unico arbitro del proprio destino. "Pensiero e Azione", il popolo coscente attraverso l'azione della rivoluzione, diventerà una nazione libera, democratica e repubblicana. Il movimento si diffuse rapidamente in tutta Italia e fu molto perseguitato. In Piemonte nel 1833 dodici membri della Giovine Italia furono fucilati, mentre Jacopo Ruffini si suicidò in carcere per il timore di tradire i compagni sotto le pesanti torture. Nel Lombardo Veneto circa cento persone vennero processate ma furono di più quelle arrestate, torturate e uccise. In quei tempi era pratica diffusa estorcere informazioni con la tortura.

  Giuseppe Mazzini 1831 : " I colori della Giovine Italia sono : il bianco, il rosso, il verde. La bandiera della Giovine Italia porta su quei colori, scritte da un lato le parole: Libertà, Uguaglianza, Umanità ; dall'altro : Unità, Indipendenza "
  Carlo Cattaneo : "La Patria è come la madre, della quale un figlio non può parlare coma d'altra donna"
  Giuseppe Mazzini 1831 : " La Giovine Italia è la fratellanza degli italiani credenti in una legge di progresso e di dovere : i quali convinti che l'Italia è chiamata ad esser nazione - che può con forze proprie crearsi tale - che il mal esito dei tentativi passati spetta non alla debolezza, ma alla pessima direzione degli elementi rivoluzionari - che il segreto della potenza è nella costanza e nell'unità degli sforzi - consacrano, uniti in associazione, il pensiero e l'azione al grande intento di restituire l'Italia in nazione di liberi ed uguali una, indipendente, sovrana "
Anche in Toscana fu perseguitata severamente la Giovine Italia. Il motivo di tanta risolutezza risiedeva nel fatto che tutte le monarchie temevano le parole indipendenza e repubblica della Giovine Italia. Nel 1834 Mazzini fondò la “ Giovine Europa” che auspicava un’Europa federale di popoli in sostituzione di quelle dinastiche dei principi. Sempre nel 1834 Mazzini organizzò una sommossa che doveva partire dalla Savoia guidata da Gerolamo Ramorino, e da Genova guidata da Giuseppe Garibaldi. Fallì subito e Mazzini rifugiatosi nel frattempo in Svizzera dovette fuggire a Londra, mentre Garibaldi se n’andò in Sud America a combattere per la libertà nelle colonie. Nel luglio 1837 avvennero moti a Siracusa, Catania e Messina che furono repressi nel giro di un mese. Fallirono anche altri moti della Giovine Italia: nel 1843 a Bologna e Imola, nel 1844 la spedizione guidata dai fratelli Bandiera in Calabria dove furono catturati e fucilati con molti compagni ed infine nel 1845 a Rimini.
 Dal Nabucco di Giuseppe Verdi ( Coro degli ebrei esuli che ricordano la patria usurpata, occupata dall'esercito babilonese come metafora della condizione di schiavitù degli italiani soggetti al dominio austriaco) : " Và, pensiero, sull'ali dorate, Và, ti posa sui clivi, sui colli, ove olezzano tiepide e molli l'aure dolci del suolo natio - Oh mia patria si bella e perduta! O membranza si cara e fatal! - 9 marzo 1842

     VERSO LA PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA

 Nel 1846 iniziò il pontificato di Pio IX che concedette un’amnistia generale per i reati politici e delle riforme riaccendendo le speranze dei giobertiani. Seguirono a ruota, alcune concessioni da parte del Piemonte e della Toscana. Il 17 gennaio 1847 il Duca di Modena, il Duca di Parma (Carlo di Borbone) e il Regno delle due Sicilie strinsero una convenzione militare con l’Austria. Il 12 gennaio 1848 l'ennesima rivolta palermitana con formazione di un governo provvisorio. Il 29 gennaio 1848 Re Ferdinando II dovette concedere una costituzione.

Nel febbraio del 1848 scoppiò una rivolta liberale nel Granducato di Baden che si estese nella Germania meridionale. Il 29 febbraio iniziò un’agitazione a Vienna per la concessione di un’adeguata costituzione che portò alle dimissioni del reazionario Metternich.

           Art.Sanesi - rivoluzione Palermo-12 gennaio 1848.JPG

  In Italia il Granduca di Toscana concesse uno Statuto il 17 febbraio, Carlo Alberto il 4 marzo concesse lo Statuto del Regno di Sardegna che verrà poi chiamato Statuto Albertino e il 14 marzo uno statuto da Pio IX. L’improvvisa disponibilità a concedere le costituzioni in Italia era dovuta all’indebolirsi dell’Austria e servirono a prevenire delle rivoluzioni, data la situazione nell’impero absburgico. Infatti insorse anche la Boemia che fece delle rivendicazioni a Vienna, così come Praga che puntava all’indipendenza Ceca. Il 3 marzo si sollevò l’Ungheria che reclamò l’indipendenza mentre in Prussia prendeva piede l’idea dell’unificazione della Germania. L’impero Austro – Ungarico era in crisi. Si può comprendere ora il perché gli Absburgo fossero stati molto repressivi nei confronti delle idee liberali in quanto l’impero Austro – Ungarico così com’era costituito, sarebbe andato incontro ad un sicuro smembramento con la fine della casa degli Absburgo, cosa che avvenne alla fine della Prima Guerra Mondiale.

                                                       RIS 037.jpg    Re Carlo Alberto di Savoia

 

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